PHOTOSOCIALIZZIAMO 2023
Se non sei ancora socio richiedi il modulo e invialo a [email protected]
INTELLIGENZA ARTIFICIALE E SIMULAZIONE - 5 aprile ore 19,30 - Lorenzo Grosso
IL POTERE SEDUTTIVO DELLA PUBBLICITA' - 12 aprile ore 19,30 - Davide Furia
NFT - 26 aprile ore 19,30 - Ludovico Ciuffreda
LE PUBBLICITA' CHE HANNO FATTO LA STORIA - 10 maggio ore 19,30 - Davide Furia
ANNI PRECEDENTI
I fotografi analogici archiviano con i Sali d'Argento con Davide Bellomi e Alessandro Camillo
23/05/2019 ORE 18.30
I fotografi digitali archiviano con Lightroom con Alberto Bardus
09/05/2019 ORE 19.30
STOCK PHOTOGRAPHY con dario Egidi
10/07/17 ORE 19.30
SMARTPHONE PHOTO con Ros Ventura
29/05/17 ORE 19.30
NEWBORN con Vanessa Olandese
08/05/17 ORE 19.30
DAL BOOK FOTOGRAFICO AL VIDEOCLIP: COME DISTINGUERSI AL CASTING
06/02/17 ORE 19.30
Un nuovo incontro della serie Photosocializziamo dedicato agli strumenti e ai mezzi per proporsi, farsi conoscere e attivare contatti professionali con le agenzie di moda e spettacolo.
Sarà presentato l’inedito videoclip realizzato per la modella Martina Villanova, vincitrice di The Look of the Year 2014, nonché Miss Piemonte e vincitrice di una delle fasce nazionali di Miss Italia 2016.
Un videoclip che completa il suo book fotografico, la presenta in modo unico e in pochi secondi conquista l’osservatore. Un mezzo distintivo, scattante, positivo che le permetterà di far emergere la sua immagine unica in sede di casting.
Il video è stato realizzato da un team di professionisti dell’immagine che durante l’incontro vi racconteranno il loro punto di vista sull’esperienza di produzione.
Capiremo come dall’idea creativa si passa al lavoro sul set, andando a fondo sugli aspetti tecnico-organizzativi e sulle scelte effettuate per soddisfare la richiesta della cliente e modella.
Saranno presenti:
Davide Furia – Fotografo di moda
Davide Caterino – Fotografo e videomaker
Vanessa Olandese – Fotografa
Roxana Coman – Make up artist
e naturalmente le modella Martina Villanova
Appuntamento aperto ai soci di phlibero COMPLETAMENTE GRATUITO per socializzare e parlare di fotografia.
Sarà presentato l’inedito videoclip realizzato per la modella Martina Villanova, vincitrice di The Look of the Year 2014, nonché Miss Piemonte e vincitrice di una delle fasce nazionali di Miss Italia 2016.
Un videoclip che completa il suo book fotografico, la presenta in modo unico e in pochi secondi conquista l’osservatore. Un mezzo distintivo, scattante, positivo che le permetterà di far emergere la sua immagine unica in sede di casting.
Il video è stato realizzato da un team di professionisti dell’immagine che durante l’incontro vi racconteranno il loro punto di vista sull’esperienza di produzione.
Capiremo come dall’idea creativa si passa al lavoro sul set, andando a fondo sugli aspetti tecnico-organizzativi e sulle scelte effettuate per soddisfare la richiesta della cliente e modella.
Saranno presenti:
Davide Furia – Fotografo di moda
Davide Caterino – Fotografo e videomaker
Vanessa Olandese – Fotografa
Roxana Coman – Make up artist
e naturalmente le modella Martina Villanova
Appuntamento aperto ai soci di phlibero COMPLETAMENTE GRATUITO per socializzare e parlare di fotografia.
AUTO-RI-TRATTO
31/05/16 ORE 19.30
Posso cominciare a fotografare me stesso e scoprire parti di me che non avevo mai visto prima. Fotografarmi potrebbe diventare così l'occasione per scoprire territori sconosciuti del proprio sè e stimolare un interessante confronto psicologico…
Ma potrei anche scegliere di adottare un diverso atteggiamento e decidere di mettermi “in posa”. Così facendo mi fabbricherei istantaneamente un altro corpo, mi trasformerei anticipatamente in immagine. Potrebbe diventare un bel gioco con cui sperimentare.
Oppure ancora scegliere di comunicare soprattutto un’emozione. In questo caso perderà importanza la riconoscibilità del soggetto fotografato, decadrà il principio identificativo legato ad un viso o ad un corpo, per diventare allora libera emozione, parte di un contesto più ampio e, spesso, unito alla natura.
Quale, il modo che voi scegliereste?
Immagini e parole potranno essere "assaggi stimolanti" per perdersi in questo immenso labirinto di possibilità!
Appuntamento condotto da Paola Emanuel aperto ai soci di phlibero COMPLETAMENTE GRATUITO per socializzare e parlare di fotografia.
Ma potrei anche scegliere di adottare un diverso atteggiamento e decidere di mettermi “in posa”. Così facendo mi fabbricherei istantaneamente un altro corpo, mi trasformerei anticipatamente in immagine. Potrebbe diventare un bel gioco con cui sperimentare.
Oppure ancora scegliere di comunicare soprattutto un’emozione. In questo caso perderà importanza la riconoscibilità del soggetto fotografato, decadrà il principio identificativo legato ad un viso o ad un corpo, per diventare allora libera emozione, parte di un contesto più ampio e, spesso, unito alla natura.
Quale, il modo che voi scegliereste?
Immagini e parole potranno essere "assaggi stimolanti" per perdersi in questo immenso labirinto di possibilità!
Appuntamento condotto da Paola Emanuel aperto ai soci di phlibero COMPLETAMENTE GRATUITO per socializzare e parlare di fotografia.
IL RUOLO DEL FOTOGRAFO IN UNA CAMPAGNA PUBBLICITARIA DI GLAMOUR
17/05/16 ore 19.30
Ci siamo mai chiesti come nasce una pubblicità? Quali e quanti professionisti lavorano alacremente per la buona riuscita di una campagna?
Cosa intendiamo per glamour?
Analizzeremo insieme al fotografo professionista di moda Davide Furia tutti i passaggi necessari per arrivare, nei modi e nei tempi prestabiliti, dalla richiesta di un’azienda committente all’uscita della campagna pubblicitaria.
Quanto conta l’esperienza e la creatività di un fotografo per realizzare un servizio fotografico che possa comunicare l’immagine di un’azienda Esistono delle regole per una campagna vincente? Quanto conta la sinergia di gruppo? L’intuito? La fortuna? Analizzeremo alcune importanti campagne pubblicitarie che hanno segnato un’epoca e che rappresentano, indubbiamente, materia di studio e approfondimento.
www.davidefuria.com
APPUNTAMENTO aperto ai soci di phlibero COMPLETAMENTE GRATUITO per socializzare e parlare di fotografia.
Cosa intendiamo per glamour?
Analizzeremo insieme al fotografo professionista di moda Davide Furia tutti i passaggi necessari per arrivare, nei modi e nei tempi prestabiliti, dalla richiesta di un’azienda committente all’uscita della campagna pubblicitaria.
Quanto conta l’esperienza e la creatività di un fotografo per realizzare un servizio fotografico che possa comunicare l’immagine di un’azienda Esistono delle regole per una campagna vincente? Quanto conta la sinergia di gruppo? L’intuito? La fortuna? Analizzeremo alcune importanti campagne pubblicitarie che hanno segnato un’epoca e che rappresentano, indubbiamente, materia di studio e approfondimento.
www.davidefuria.com
APPUNTAMENTO aperto ai soci di phlibero COMPLETAMENTE GRATUITO per socializzare e parlare di fotografia.
PUBBLICARE IN SERENITA' 10/05/16 ore 19.30
Incontro con Fabrizio Luzzo
APPUNTAMENTO aperto ai soci di phlibero COMPLETAMENTE GRATUITO per socializzare e parlare di fotografia.
APPUNTAMENTO aperto ai soci di phlibero COMPLETAMENTE GRATUITO per socializzare e parlare di fotografia.
VIVERE E DIVERTIRSI CON LA FOTOGRAFIA 19/04/16 ore 19.30
Incontro con il fotografo professionista Alessandro Lercara che ci racconterà del suo lavoro, dalle sue prime esperienze da assistente fino ai suoi attuali committenti e alla sua ricerca artistica.
Con anedotti e racconti Il fotografo ci condurrà per mano a scoprire l'importanza del "progetto" per un lavoro fotografico di successo.
APPUNTAMENTO aperto ai soci di phlibero COMPLETAMENTE GRATUITO per socializzare e parlare di fotografia.
Con anedotti e racconti Il fotografo ci condurrà per mano a scoprire l'importanza del "progetto" per un lavoro fotografico di successo.
APPUNTAMENTO aperto ai soci di phlibero COMPLETAMENTE GRATUITO per socializzare e parlare di fotografia.
MOBILE PHOTOGRAPHY 17/03/16 ore 19.30
La mobile photography è un ramo della fotografia molto diffuso oggigiorno, dato che ogni persona oramai possiede almeno uno smartphone, ma in quanti possono definirsi veri e propri mobile photographer?
Uno dei primi, in Italia, a cimentarsi in questa nuova disciplina è stato Candido Baldacchino che, agli esordi dei primi cellulari dotati di fotocamera, ha deciso di provare questo strumento appena entrato in commercio per realizzare immagini completamente diverse da quelle che si vedevano in giro all'epoca.
All'inizio, con il suo panasonic GB87, fu criticato da molti per via della qualità visiva delle foto che otteneva con quell'apparecchio, ma proprio grazie a persone come lui, che hanno tentato questa nuova strada, ora ci troviamo a possedere telefoni con fotocamere sempre più avanzate, questi pionieri della foto mobile, infatti, hanno portato l'attenzione delle grandi case verso lo sviluppo di tale tecnologia dimostrando come potesse essere utile ed apprezzata.
“Ho abbracciato questa corrente della fotografia povera proprio perché mi interessa far vedere come non sia necessario avere macchine foto costose ed ultimo modello per fare belle foto”, con questa frase inizia la mia intervista a Candido Baldacchino, fotografo per passione ed innovatore per scelta.
Dialogando con lui ho capito come il mondo della fotografia sia indiscutibilmente diviso tra chi apprezza questo nuovo genere e chi, invece, si considera un “purista” e critica l'utilizzo di uno strumento che alla base non è stato ideato per tale scopo. In realtà proprio il fatto di usare qualcosa che non è nato apposta per far foto permette di concentrarsi più sul soggetto stesso che sulla realizzazione e sulle tecniche, dando la possibilità di riscoprire l'anima insita in ogni lavoro, assegnando una maggior importanza al messaggio piuttosto che al suo veicolo. Difatti Candido Baldacchino realizza i suoi lavori seguendo tematiche a lui care, rincorrendo il pensiero che vuole esprimere e ricercando, con una forte dose di costanza, l'attimo in cui esso diventa evidente, per poi imprimerlo con forza nelle sue foto, che così risultano cariche di quel significato tanto agognato e le imperfezioni, che sembrano il risultato di un atto frettoloso, in realtà non sono altro che un tassello del mosaico artistico che sta componendo, in un crescendo di comunicazione che sottolinea la differenza non tra una foto realizzata con una macchina fotografica ultimo modello e un cellulare, bensì tra chi scatta e basta e chi sviluppa un'idea, dalla sua concezione alla sua realizzazione.
Presentazione della Mobile Photography e conduzione della serata a cura di Alberto Bardus.
APPUNTAMENTO aperto ai soci di phlibero COMPLETAMENTE GRATUITO per socializzare e parlare di fotografia.
Uno dei primi, in Italia, a cimentarsi in questa nuova disciplina è stato Candido Baldacchino che, agli esordi dei primi cellulari dotati di fotocamera, ha deciso di provare questo strumento appena entrato in commercio per realizzare immagini completamente diverse da quelle che si vedevano in giro all'epoca.
All'inizio, con il suo panasonic GB87, fu criticato da molti per via della qualità visiva delle foto che otteneva con quell'apparecchio, ma proprio grazie a persone come lui, che hanno tentato questa nuova strada, ora ci troviamo a possedere telefoni con fotocamere sempre più avanzate, questi pionieri della foto mobile, infatti, hanno portato l'attenzione delle grandi case verso lo sviluppo di tale tecnologia dimostrando come potesse essere utile ed apprezzata.
“Ho abbracciato questa corrente della fotografia povera proprio perché mi interessa far vedere come non sia necessario avere macchine foto costose ed ultimo modello per fare belle foto”, con questa frase inizia la mia intervista a Candido Baldacchino, fotografo per passione ed innovatore per scelta.
Dialogando con lui ho capito come il mondo della fotografia sia indiscutibilmente diviso tra chi apprezza questo nuovo genere e chi, invece, si considera un “purista” e critica l'utilizzo di uno strumento che alla base non è stato ideato per tale scopo. In realtà proprio il fatto di usare qualcosa che non è nato apposta per far foto permette di concentrarsi più sul soggetto stesso che sulla realizzazione e sulle tecniche, dando la possibilità di riscoprire l'anima insita in ogni lavoro, assegnando una maggior importanza al messaggio piuttosto che al suo veicolo. Difatti Candido Baldacchino realizza i suoi lavori seguendo tematiche a lui care, rincorrendo il pensiero che vuole esprimere e ricercando, con una forte dose di costanza, l'attimo in cui esso diventa evidente, per poi imprimerlo con forza nelle sue foto, che così risultano cariche di quel significato tanto agognato e le imperfezioni, che sembrano il risultato di un atto frettoloso, in realtà non sono altro che un tassello del mosaico artistico che sta componendo, in un crescendo di comunicazione che sottolinea la differenza non tra una foto realizzata con una macchina fotografica ultimo modello e un cellulare, bensì tra chi scatta e basta e chi sviluppa un'idea, dalla sua concezione alla sua realizzazione.
Presentazione della Mobile Photography e conduzione della serata a cura di Alberto Bardus.
APPUNTAMENTO aperto ai soci di phlibero COMPLETAMENTE GRATUITO per socializzare e parlare di fotografia.
Pillola - 2 - FOOD
Pillole di fotografia: food photography
Subito ho pensato ad uno scherzo: fotografare il cibo? Ma dai! Mi state prendendo in giro! Poi ho notato le facce serie che mi circondavano ed ho smesso di ridere, borbottando un "ehm stavo scherzando dai, non prendetevela tanto..." e sono tornata a casa pensando che non sarei mai riuscita a scrivere qualcosa di decente su come fare foto del genere. Pochi giorni dopo, a pranzo, è toccato cucinare a me, mi sono impegnata eh?! Ho preparato un pasto da re e ne ero tanto fiera che mi è venuto automatico prendere il cellulare, scattare una foto al mio piatto ed inviarla ad una mia amica per farla morire d'invidia, essendo a conoscenza del misero panino che le sarebbe toccato mangiare. Mentre gongolavo della mia cattiveria nei suoi confronti ho realizzato ciò che avevo appena fatto: avevo fotografato del cibo! Dunque chi è da prendere in giro? Chi lo fa con cognizione o me stessa, che l'ho fatto a caso e giusto per vantarmi di qualcosa, tra l'altro inviando una foto che decisamente non rendeva giustizia al mio preparato, che, così immortalato, sembrava una sbobba qualunque? Così mi sono detta: forse forse non sarebbe male seguire anche questa lezione, così la prossima volta che manderò alla mia amica foto di ciò che mi sono preparata, anziché sentirmi dire: "ma sei proprio sicura di voler mangiare quella cosa?" la farò morire d'invidia sia per il mio piatto sia per la mia bravura fotografica! Quindi... tutti alla pillola numero due, il prossimo 23 febbraio, dedicata alla food photography!
Arianna
PILLOLA - 2 - FOOD con Alessandro Lercara - 23 Febbraio ore 19.30
Solo su prenotazione entro venerdì 19 febbraio 2016 .
Info e prenotazioni al 338 411426
La fotografia di food: intervista a Alessandro Lercara
“La mia non è una passione innata per la fotografia, è qualcosa che ho costruito cercando la mia strada” alle volte la vita non è altro che questo: cercare il proprio posto nel mondo sperimentando, riuscire a trovarlo quasi per caso, ma non appena avviene quest'incontro è subito chiaro che si è arrivati ad una svolta. Anche se sembra l'inizio di un articolo dedicato alla filosofia, questa non è altro che una nuova intervista ad un fotografo di phlibero: stavolta è Alessandro Lercara, insegnante di food photography presso l'associazione, ad essere tormentato dalle mie domande. Proprio perché si tratta di un argomento fotografico particolare, ho cercato di carpire quante più informazioni possibili da lui e sono riuscita a farmi un quadro generale più dettagliato di questa disciplina artistica, che la si voglia vedere sotto il suo aspetto lavorativo o come personale mezzo di espressione. Ovviamente, che la si consideri in un modo o nell'altro, le differenze sono minime e tutte insite nella domanda del committente, Alessandro, a proposito di ciò, sostiene di ritenersi un “manovale della comunicazione” in quanto cerca di trasmettere il messaggio affidatogli dal richiedente dandogli un tocco personale, ma senza fuoriuscire da quello che è l'intento del cliente. “Ogni piatto va interpretato, sempre tenendo conto della visione del committente, secondo il tuo gusto ma come lo vorrebbe vendere lui” a parole sembra facile, ma nella realizzazione non si tratta di un passaggio così immediato”certo! Ma bisogna accettare le sfide proposte mettendosi alla prova, sapendo anche quando è il momento di fermarsi davanti ad un ostacolo”. Alla domanda se si reputa un fotografo di food la sua risposta è stata negativa, se proprio gli si deve dare una definizione lui si considera un fotografo industriale, quello per la food photography è un interesse maturato nel tempo a seguito di richieste di alcuni clienti. Non puoi assaggiare una foto, ma se la vendi bene puoi fare apparire appetibile un piatto mediocre, con malizie fotografiche posso rendere piacevole un prodotto che sarebbe in realtà poco interessante e viceversa” in poche parole anche il cibo ha bisogno di una sessione dalla truccatrice prima di andare davanti all'obiettivo della macchina foto! A dirla così suona strano, ma dato che, come ha detto Alessandro “la fotografia è scrivere con la luce, ma è perlopiù estetica” bisogna sempre tenere d'occhio quello che è il riflesso del soggetto attraverso l'occhio della macchina, non basta, infatti, che il cibo sia buono perché lo sembri anche. Sarebbe troppo lungo descrivere ogni accortezza che si deve usare per rendere un alimento effettivamente appetibile su una fotografia, inoltre si tratta di “trucchetti” del mestiere imparati attraverso un'infinita serie di prove ed ognuno trova i propri escamotage preferiti a seconda dell'effetto voluto, ma, giusto per dare un'idea di ciò di cui sto parlando, basti dire che per far sembrare della pasta come appena scolata la si può ricoprire con del bianco d'uovo, così, anche se si faranno diversi scatti, la pasta darà l'impressione di essere stata appena posata nel piatto, anche perché, citando Alessandro“ L'atto del fotografare non è il passo meno importante, ma di sicuro è l'ultimo, prima bisogna pensare a cosa fare, progettare la foto, la posizione, il tipo, i colori, le luci, che taglio dare...”. La domanda ora sorge spontanea: bisogna saper cucinare per riuscire a ritrarre al meglio un alimento? “Io sono affine al cibo, mi piace giocarci, cucinarlo e mangiarlo, questo aiuta perché se una cosa la sai cucinare e ti piace ne conosci la consistenza, la fragranza, ecc... nella foto sai che dovrai trasmettere quelle sensazioni, avvalendoti non solo del contatto visivo ma anche del ricordo mentale che ti suscita quel prodotto, di modo da valorizzarlo” quindi essere una buona forchetta ed avere l'hobby della cucina aiuta a realizzare delle foto che comunichino il giusto messaggio, d'altro canto più conosci il soggetto più riuscirai ad ottenere un buon risultato. “Esatto, io gioco col cibo, mi piace molto decontestualizzarlo per farlo vedere in modi nuovi” detto così non è chiaro di cosa si tratta, in realtà non è altro che fotografare un soggetto, in questo caso un alimento, in posti o modi in cui non siamo abituati a vederlo, un po' il concetto dei quadri di Arcimboldi trasposto alla fotografia. Ecco, dunque, la vena artistica che esce fuori, anche da un semplice frutto.
Arianna
“La mia non è una passione innata per la fotografia, è qualcosa che ho costruito cercando la mia strada” alle volte la vita non è altro che questo: cercare il proprio posto nel mondo sperimentando, riuscire a trovarlo quasi per caso, ma non appena avviene quest'incontro è subito chiaro che si è arrivati ad una svolta. Anche se sembra l'inizio di un articolo dedicato alla filosofia, questa non è altro che una nuova intervista ad un fotografo di phlibero: stavolta è Alessandro Lercara, insegnante di food photography presso l'associazione, ad essere tormentato dalle mie domande. Proprio perché si tratta di un argomento fotografico particolare, ho cercato di carpire quante più informazioni possibili da lui e sono riuscita a farmi un quadro generale più dettagliato di questa disciplina artistica, che la si voglia vedere sotto il suo aspetto lavorativo o come personale mezzo di espressione. Ovviamente, che la si consideri in un modo o nell'altro, le differenze sono minime e tutte insite nella domanda del committente, Alessandro, a proposito di ciò, sostiene di ritenersi un “manovale della comunicazione” in quanto cerca di trasmettere il messaggio affidatogli dal richiedente dandogli un tocco personale, ma senza fuoriuscire da quello che è l'intento del cliente. “Ogni piatto va interpretato, sempre tenendo conto della visione del committente, secondo il tuo gusto ma come lo vorrebbe vendere lui” a parole sembra facile, ma nella realizzazione non si tratta di un passaggio così immediato”certo! Ma bisogna accettare le sfide proposte mettendosi alla prova, sapendo anche quando è il momento di fermarsi davanti ad un ostacolo”. Alla domanda se si reputa un fotografo di food la sua risposta è stata negativa, se proprio gli si deve dare una definizione lui si considera un fotografo industriale, quello per la food photography è un interesse maturato nel tempo a seguito di richieste di alcuni clienti. Non puoi assaggiare una foto, ma se la vendi bene puoi fare apparire appetibile un piatto mediocre, con malizie fotografiche posso rendere piacevole un prodotto che sarebbe in realtà poco interessante e viceversa” in poche parole anche il cibo ha bisogno di una sessione dalla truccatrice prima di andare davanti all'obiettivo della macchina foto! A dirla così suona strano, ma dato che, come ha detto Alessandro “la fotografia è scrivere con la luce, ma è perlopiù estetica” bisogna sempre tenere d'occhio quello che è il riflesso del soggetto attraverso l'occhio della macchina, non basta, infatti, che il cibo sia buono perché lo sembri anche. Sarebbe troppo lungo descrivere ogni accortezza che si deve usare per rendere un alimento effettivamente appetibile su una fotografia, inoltre si tratta di “trucchetti” del mestiere imparati attraverso un'infinita serie di prove ed ognuno trova i propri escamotage preferiti a seconda dell'effetto voluto, ma, giusto per dare un'idea di ciò di cui sto parlando, basti dire che per far sembrare della pasta come appena scolata la si può ricoprire con del bianco d'uovo, così, anche se si faranno diversi scatti, la pasta darà l'impressione di essere stata appena posata nel piatto, anche perché, citando Alessandro“ L'atto del fotografare non è il passo meno importante, ma di sicuro è l'ultimo, prima bisogna pensare a cosa fare, progettare la foto, la posizione, il tipo, i colori, le luci, che taglio dare...”. La domanda ora sorge spontanea: bisogna saper cucinare per riuscire a ritrarre al meglio un alimento? “Io sono affine al cibo, mi piace giocarci, cucinarlo e mangiarlo, questo aiuta perché se una cosa la sai cucinare e ti piace ne conosci la consistenza, la fragranza, ecc... nella foto sai che dovrai trasmettere quelle sensazioni, avvalendoti non solo del contatto visivo ma anche del ricordo mentale che ti suscita quel prodotto, di modo da valorizzarlo” quindi essere una buona forchetta ed avere l'hobby della cucina aiuta a realizzare delle foto che comunichino il giusto messaggio, d'altro canto più conosci il soggetto più riuscirai ad ottenere un buon risultato. “Esatto, io gioco col cibo, mi piace molto decontestualizzarlo per farlo vedere in modi nuovi” detto così non è chiaro di cosa si tratta, in realtà non è altro che fotografare un soggetto, in questo caso un alimento, in posti o modi in cui non siamo abituati a vederlo, un po' il concetto dei quadri di Arcimboldi trasposto alla fotografia. Ecco, dunque, la vena artistica che esce fuori, anche da un semplice frutto.
Arianna
Pillola - 1 - IL RITRATTO
Quante volte abbiamo visto il ritratto di una modella su una rivista o su un cartellone pubblicitario e ci siamo detti: "Vorrei saperlo fare anche io così bene!" per poi cercare di riprodurre lo scatto usando come soggetti i nostri amici ed andando a naso tra le varie impostazioni della macchina fotografica. I risultati ottenuti non sono di certo gli stessi perché la fotografia istintiva porta ad esiti occasionali, non ripetibili, sempre se si riesce ad ottenerli; così, delusi, chiudiamo la macchina fotografica nel suo cassetto, quasi offesi con lei, e non ci pensiamo più, almeno fino alla prossima foto che catturerà la nostra attenzione e farà nascere nuovamente in noi il desiderio di replicarla.
Allo stesso tempo, però, ogni volta che pensiamo alla possibilità di seguire un corso per migliorare il rapporto con quella malefica macchina dal carattere altalenante,ci chiediamo se ne valga la pena, se sarebbero soldi e tempo ben spesi e ci passa la voglia di iscriverci per fare qualche lezione e scoprire che non era ciò che stavamo cercando o che il professore non ne sa poi così tanto o non sa spiegare bene e noi ci ritroviamo con il portafoglio più leggero, tanta confusione in testa e la voglia di abbandonare la macchina foto in autostrada senza voltarci indietro.
Come ovviare a tutto ciò ? Con delle pillole di fotografia di phlibero!
Brevi dimostrazioni di un paio d'ore nelle quali saremo noi i protagonisti: potremo immergerci nell'azione fotografica, conoscere i professionisti e l'ambiente ad un prezzo veramente promozionale e senza necessità di iscrizione, per decidere se si tratta di ciò che stavamo cercando e per vedere se effettivamente abbiamo trovato chi può aiutarci a migliorare, a passare da una fotografia istintiva all'avere una tecnica vera e propria che ci permetta di realizzare le mille idee che abbiamo in testa ma che non riusciamo a concretizzare per i nostri continui litigi con le impostazioni della fotocamera.
Ogni pillola non è che il preludio ad un corso vero e proprio, un assaggio di tutto quello che si potrà imparare se decideremo di continuare a frequentare l'associazione perché attratti dalla bravura degli insegnanti, tutti professionisti, o anche solo perché desiderosi di trovare un ambiente in cui è possibile incontrare persone con la nostra stessa passione.
Vi aspetto, quindi, il prossimo 9 febbraio 2016 !
Arianna
PILLOLA - 1 - IL RITRATTO con Lorenzo Coppi - 9 Febbraio ore 19.30
Solo su prenotazione entro venerdì 5 febbraio 2016 .
Info e prenotazioni al 338 4114264
Il ritratto fotografico: intervista a Lorenzo Coppi
Quando mi è stato chiesto di seguire un redazionale collegato ai corsi di fotografia dell'associazione ho accettato con gioia, per ricordarmi, subito dopo,che io non so un accidente di niente di tecniche e generi fotografici, poi mi è balenata l'idea di realizzare delle interviste ai docenti dell'associazione così da sfruttare le loro conoscenze ed esperienze per aiutarmi a scrivere qualcosa di non del tutto inappropriato. La prima tappa di questo tour nel mondo della fotografia è dedicata al genere fotografico più sfruttato: il ritratto, che sia per lavoro o per arte, infatti, in molti gli dedicano gran parte del loro lavoro, ma in cosa consiste e quali sono le sue caratteristiche tecniche, cosa serve sapere per realizzare un buon ritratto? "Il ritratto è attualmente la disciplina fotografica che mi interessa di più, non tanto fine a se stessa, ovvero con la finalità di far piacere il soggetto o di gratificarlo, ma usandolo per esprimere qualcosa: emozioni umane o tratti del suo Io interiore" con questa frase inizia la mia full immersion in quello che è il mondo nascosto dietro uno scatto, tutto ciò che le persone non si aspettano vedendo il risultato finale: un'immagine che sembra rubata all'attimo, ma che, in realtà, è frutto di pianificazione e ricerca meticolosa. Non si tratta di posizionare il soggetto in un determinato modo e scattare, si deve scegliere anche la giusta luce, o no? "Certo, queste foto sono fatte di luce. Essa è un altro strumento per comunicare il giusto messaggio, sono fondamentali la direzione e la temperatura che si decide di far adottare alle fonti di illuminazione" ovvero i nostri occhi non solo vedono un'immagine, ma la interpretano anche codificando colori, sfumature, pose, espressioni ... una foto non è sempre e solo una semplice raffigurazione di qualcosa, ma anche un complesso insieme di simboli e messaggi che noi, istintivamente, decifriamo, cogliendo ciò che il fotografo voleva comunicarci anche se, trattandosi di un passaggio meccanico,non ce ne rendiamo nemmeno conto. Rimane il dubbio su come si possa chiedere ad una persona di assumere una determinata espressione facciale, immagino non sia semplice sentirsi a proprio agio davanti ad una macchina fotografica che spia ogni tua mossa, anche se sono certa che le modelle, facendolo di professione, si sentano sicure di sé, ma è necessario entrare in sintonia con chi devi ritrarre?"Quando lavori con una professionista non hai neanche bisogno di entrare in empatia con lei: sa già quello che deve fare, se, invece, volessi fare qualcosa di mio, di personale, avrei bisogno di interagire".Il vero punto di domanda rimane, però, come riuscire a fare assumere certe espressioni ai soggetti: sembra così semplice replicare determinati gesti, in realtà, a pensarci, se li si fa in maniera non spontanea rimarranno sempre "di gesso", come chi si sforza a sorridere quando si sente inquadrato assumendo un volto che spesso assomiglia a quello del Joker di Batman "Per fare in modo di fotografare determinate emozioni e per farle sembrare reali bisogna riuscire a farle provare al soggetto e ci metto di più ad entrare in sintonia con la persona, che a scattare la foto in sé". Meglio iniziare, quindi, a fare esperimenti con persone che si conoscono, così da sentirsi già in sintonia e saper già che cosa dire, a quali situazioni far riferimento per far scaturire in loro una determinata emozione. Sembra quasi stia parlando di una seduta da uno psicologo! Quanto lavoro per quei pochi secondi di scatto, ma non ci si trova mai nella situazione in cui la persona che vogliamo fotografare magari è distratta perché ha visto qualcosa fuori dalla finestra o è entrato qualcuno nella stanza, ed assume un'aria che sembra perfetta? Al di là di ogni progettazione si potrebbe anche cogliere quel breve istante di perfezione che sembra essere proprio ciò che stavamo cercando"Cogliere l'attimo non esiste secondo me,la questione dell'attimo rubato è nata perché la persona che non sa di essere ritratta assume espressioni più spontanee e si ha una maggiore gratificazione e soddisfazione, sia per il fotografo sia per il soggetto, per il risultato, ma in realtà non c'è nulla dietro perché non c'è stato un pensiero, né la volontà di esprimere qualcosa attraverso quell'immagine. Si può dire che si tratta di foto rubate o fatte a caso". Non essendo un'esperta del campo mi sono sempre domandata se ci fossero dei passi da seguire per realizzare una buona foto e la risposta è: no. Ognuno sceglie il proprio metodo, perché, come mi ha più volte detto Lorenzo C., non ci sono regole da seguire nella fotografia, si è liberi di esprimersi completamente ed ogni nuovo tentativo produrrà qualcosa di mai visto prima che non potrà essere definito come sbagliato in quanto diverso, ogni fotografo trova il proprio stile andando a tentoni, guidato solo dal proprio estro e dalla propria voglia di provare. Ovviamente ciò non vale per la tecnica che, invece, va conosciuta a fondo per riuscire a farla propria e per scoprire ogni segreto legato alla macchina fotografica, il concetto è: non si finisce mai di studiare! Ora potrebbe passarci per la mente il pensiero:"Sì, sì tutto bello, però posso realizzare delle belle foto senza dilapidare tutto il mio patrimonio in strumenti?" in effetti non si tratta di una domanda da poco, tra un oggetto e l'altro spesso si arriva a spendere migliaia di euro, ma sono davvero necessari? Oppure possiamo tranquillamente avere risultato senza dissanguarci? Ebbene la risposta è proprio quella che speravamo: la tecnologia aiuta, ma non è una "condicio sine qua non" che ci vincola alla capacità del nostro portafoglio, è possibile realizzare i nostri progetti con qualsiasi strumento vogliamo utilizzare perché "se l'immagine è forte poco importa quanti pixel la compongono" sostiene Lorenzo C., forse non tutti saranno d'accordo con questa affermazione, ma vi sono anche diversi fotografi che abbracciano questo modo di vedere e realizzano i propri lavori con telefoni cellulari o con macchine foto vecchie e decadenti, esempi di fotografia "povera" che spingono a guardare più alla sostanza che all'apparenza.
Arianna
Quando mi è stato chiesto di seguire un redazionale collegato ai corsi di fotografia dell'associazione ho accettato con gioia, per ricordarmi, subito dopo,che io non so un accidente di niente di tecniche e generi fotografici, poi mi è balenata l'idea di realizzare delle interviste ai docenti dell'associazione così da sfruttare le loro conoscenze ed esperienze per aiutarmi a scrivere qualcosa di non del tutto inappropriato. La prima tappa di questo tour nel mondo della fotografia è dedicata al genere fotografico più sfruttato: il ritratto, che sia per lavoro o per arte, infatti, in molti gli dedicano gran parte del loro lavoro, ma in cosa consiste e quali sono le sue caratteristiche tecniche, cosa serve sapere per realizzare un buon ritratto? "Il ritratto è attualmente la disciplina fotografica che mi interessa di più, non tanto fine a se stessa, ovvero con la finalità di far piacere il soggetto o di gratificarlo, ma usandolo per esprimere qualcosa: emozioni umane o tratti del suo Io interiore" con questa frase inizia la mia full immersion in quello che è il mondo nascosto dietro uno scatto, tutto ciò che le persone non si aspettano vedendo il risultato finale: un'immagine che sembra rubata all'attimo, ma che, in realtà, è frutto di pianificazione e ricerca meticolosa. Non si tratta di posizionare il soggetto in un determinato modo e scattare, si deve scegliere anche la giusta luce, o no? "Certo, queste foto sono fatte di luce. Essa è un altro strumento per comunicare il giusto messaggio, sono fondamentali la direzione e la temperatura che si decide di far adottare alle fonti di illuminazione" ovvero i nostri occhi non solo vedono un'immagine, ma la interpretano anche codificando colori, sfumature, pose, espressioni ... una foto non è sempre e solo una semplice raffigurazione di qualcosa, ma anche un complesso insieme di simboli e messaggi che noi, istintivamente, decifriamo, cogliendo ciò che il fotografo voleva comunicarci anche se, trattandosi di un passaggio meccanico,non ce ne rendiamo nemmeno conto. Rimane il dubbio su come si possa chiedere ad una persona di assumere una determinata espressione facciale, immagino non sia semplice sentirsi a proprio agio davanti ad una macchina fotografica che spia ogni tua mossa, anche se sono certa che le modelle, facendolo di professione, si sentano sicure di sé, ma è necessario entrare in sintonia con chi devi ritrarre?"Quando lavori con una professionista non hai neanche bisogno di entrare in empatia con lei: sa già quello che deve fare, se, invece, volessi fare qualcosa di mio, di personale, avrei bisogno di interagire".Il vero punto di domanda rimane, però, come riuscire a fare assumere certe espressioni ai soggetti: sembra così semplice replicare determinati gesti, in realtà, a pensarci, se li si fa in maniera non spontanea rimarranno sempre "di gesso", come chi si sforza a sorridere quando si sente inquadrato assumendo un volto che spesso assomiglia a quello del Joker di Batman "Per fare in modo di fotografare determinate emozioni e per farle sembrare reali bisogna riuscire a farle provare al soggetto e ci metto di più ad entrare in sintonia con la persona, che a scattare la foto in sé". Meglio iniziare, quindi, a fare esperimenti con persone che si conoscono, così da sentirsi già in sintonia e saper già che cosa dire, a quali situazioni far riferimento per far scaturire in loro una determinata emozione. Sembra quasi stia parlando di una seduta da uno psicologo! Quanto lavoro per quei pochi secondi di scatto, ma non ci si trova mai nella situazione in cui la persona che vogliamo fotografare magari è distratta perché ha visto qualcosa fuori dalla finestra o è entrato qualcuno nella stanza, ed assume un'aria che sembra perfetta? Al di là di ogni progettazione si potrebbe anche cogliere quel breve istante di perfezione che sembra essere proprio ciò che stavamo cercando"Cogliere l'attimo non esiste secondo me,la questione dell'attimo rubato è nata perché la persona che non sa di essere ritratta assume espressioni più spontanee e si ha una maggiore gratificazione e soddisfazione, sia per il fotografo sia per il soggetto, per il risultato, ma in realtà non c'è nulla dietro perché non c'è stato un pensiero, né la volontà di esprimere qualcosa attraverso quell'immagine. Si può dire che si tratta di foto rubate o fatte a caso". Non essendo un'esperta del campo mi sono sempre domandata se ci fossero dei passi da seguire per realizzare una buona foto e la risposta è: no. Ognuno sceglie il proprio metodo, perché, come mi ha più volte detto Lorenzo C., non ci sono regole da seguire nella fotografia, si è liberi di esprimersi completamente ed ogni nuovo tentativo produrrà qualcosa di mai visto prima che non potrà essere definito come sbagliato in quanto diverso, ogni fotografo trova il proprio stile andando a tentoni, guidato solo dal proprio estro e dalla propria voglia di provare. Ovviamente ciò non vale per la tecnica che, invece, va conosciuta a fondo per riuscire a farla propria e per scoprire ogni segreto legato alla macchina fotografica, il concetto è: non si finisce mai di studiare! Ora potrebbe passarci per la mente il pensiero:"Sì, sì tutto bello, però posso realizzare delle belle foto senza dilapidare tutto il mio patrimonio in strumenti?" in effetti non si tratta di una domanda da poco, tra un oggetto e l'altro spesso si arriva a spendere migliaia di euro, ma sono davvero necessari? Oppure possiamo tranquillamente avere risultato senza dissanguarci? Ebbene la risposta è proprio quella che speravamo: la tecnologia aiuta, ma non è una "condicio sine qua non" che ci vincola alla capacità del nostro portafoglio, è possibile realizzare i nostri progetti con qualsiasi strumento vogliamo utilizzare perché "se l'immagine è forte poco importa quanti pixel la compongono" sostiene Lorenzo C., forse non tutti saranno d'accordo con questa affermazione, ma vi sono anche diversi fotografi che abbracciano questo modo di vedere e realizzano i propri lavori con telefoni cellulari o con macchine foto vecchie e decadenti, esempi di fotografia "povera" che spingono a guardare più alla sostanza che all'apparenza.
Arianna