PHLIBERO PRESENTA
Giovedì 28 marzo dalle 18.30 alle 21.00 Klänge aus der Vernichtung Suoni dallo sterminio performance musicali e installazione audiovisiva a cura di COMET Auschwitz – Birkenau: immagini per ricordare finissage della mostra fotografica di Davide Bellomi da phlibero: Via Principessa Clotilde 85 – Torino ingresso libero www.phlibero.it - [email protected] tel. 011 19505351 |
phlibero (associazione per la cultura dell’immagine e la fotografia) è lieta di accogliere le performance
musicali e l’installazione audiovisiva di COMET (COllettivo Musica Elettroacustica Torino).
Le opere site specific di CoMET sono state elaborate come percorso di avvicinamento alla mostra fotografica di Davide Bellomi: trentacinque immagini in bianco e nero scattate su pellicola e stampate, dall’autore, su carta baritata con procedimento ai sali d’argento. Klänge aus der Vernichtung non intende riprodurre il panorama acustico dei campi di concentramento fotografati, ma si pone come riflessione musicale sulle aporie della società, sui paradossi e sulle contraddizioni intrinseche della cultura occidentale che li hanno prodotti. |
Klänge aus der Vernichtung - Suoni dallo sterminio
performance musicali
e installazione audiovisiva
a cura di CoMET
phlibero (associazione per la cultura dell’immagine e la fotografia) è lieta di accogliere le performance musicali e l’installazione audiovisiva di CoMET (Collettivo Musica Elettroacustica Torino). Le opere site specific di CoMET sono state elaborate come percorso di avvicinamento alla mostra fotografica di Davide Bellomi: trentacinque immagini in bianco e nero scattate su pellicola e stampate, dall’autore, su carta baritata con procedimento ai sali d’argento.
Il progetto fotografico Auschwitz – Birkenau - Immagini per ricordare nasce dalla partecipazione dell’autore all’iniziativa il Treno della Memoria organizzata dall’Associazione Terra del Fuoco, che ogni anno ricorda il dramma della deportazione nei campi di sterminio nazisti. L’intento del fotografo è trasmettere il senso di desolazione provato dall’autore, l’assurda serenità attuale di questo luogo con il silenzio dei suoi boschi di betulle e dei suoi prati sterminati, lo squallore delle camere a gas demolite con l’altrettanto misera certezza di cancellare le testimonianze dei sopravvissuti, il senso dell’assenza di tutti quelli che sono morti durante la prigionia ma di cui è possibile avvertire la presenza silenziosa entrando nelle baracche vuote, percorrendo le strade che si snodano lunghissime all’interno del campo, addentrandosi nei tratti di boscaglia spoglia e osservando le sagome degli alberi, mai così simili a scheletri come in questi luoghi.
Klänge aus der Vernichtung, “suoni dallo sterminio”, non intende riprodurre il panorama acustico dei campi di concentramento fotografati, ma si pone come riflessione musicale sulle aporie della società, sui paradossi e sulle contraddizioni intrinseche alla cultura occidentale che li hanno prodotti.
CoMET ha appositamente creato un percorso di avvicinamento alla mostra fotografica in tre passi: in un primo ambiente è presentata un’installazione audiovisiva permanente in cui frasi d’epoca, che rispecchiano la crisi della cultura e dell’uomo, vengono trasformate in tempo reale in suoni, attraverso un processo algoritmico automatizzato. Un ambiente concepito quale riflessione sulla cultura dell’epoca, sull’annichilimento dell’individuo e della sua dimensione umana attraverso processi culturali comuni e banali.
Gli spazi della mostra fotografica e quelli immediatamente adiacenti ospiteranno una seconda installazione, esclusivamente acustica: CoMET elaborerà qui una personale interpretazione sonora della visione di Davide Bellomi dei luoghi dello sterminio, che scaturisce dalle immagini esposte. Lo scopo di CoMET è amplificare e potenziare in maniera multisensoriale il senso, l’intuizione implicita nelle fotografie, la loro interpretazione dei luoghi dello sterminio: spazi vuoti, oggi placidi, carichi, però, di inumane memorie. Il suono creato dallo spettatore entrerà a far parte di questo gioco, in un equilibrio costante tra la presenza del fruitore e i luoghi evocati dalle immagini. Reificare l’assenza, renderla percepibile non attraverso la riproduzione dei suoni originali, bensì con l’allusione, la loro mancanza, in un movimento continuo sulla soglia tra suono e silenzio, presente e passato, presenza e assenza, interiorità e alterità. Infine, sempre nei medesimi spazi i compositori realizzeranno alcuni interventi performativi, stravolgendo i media per liberarli dalla loro funzione totalizzante, per riacquistare un rapporto non stereotipato con la dimensione sonora, metter in luce la musicalità della vita e della quotidianità sonora.
L’evento musicale si pone quale riflessione attraverso i suoni sui complessi processi culturali che hanno prodotto il ribaltamento di uno dei più alti momenti della cultura e della civiltà occidentali in abisso, macchina indefessa di morte e costrizione dell’umanità.
“Scrivere poesie dopo Auschwitz è una barbarie”: in questo modo Theodor Wiesengrund Adorno pose l’Olocausto al centro della coscienza e del rinnovamento della cultura europea. La medesima cultura “alta” che nel 1933 aveva teorizzato con Heidegger una “völliges Vernichtung”, un annientamento totale del nemico, che riecheggerà nella “Vernichtung der jüdischen Rasse”, la distruzione della razza giudaica nel celebre discorso che Hitler tenne al Reichstag al principio del 1939. Una cultura che, dopo Auschwitz, non avrebbe mai più potuto girare la testa dall’altra parte, per sollazzarsi, gaudente, con le arti, il piacevole, il bello, la decorazione, senza dubitare di se stessa e, spogliata di ogni certezza, rispecchiarsi nella complessità della condizione umana.
Vernichtung è una parola tedesca la cui radice è nicht, ossia “non”, la pura negazione, il processo di creazione del nulla, un concetto che indica nel contempo ciò che noi definiamo come distruzione, annichilimento e sterminio. Adorno ha adoperato la parola in molti ambiti, sia in riferimento alla barbarie culturale nazista, sia per indicare l’annientamento dell’individuo nella società massificata, anche grazie al potere dei mass media. L’annientamento della complessità, della ragione, dell’individuo e dell’uomo sono forme di barbarie culturale tra loro collegate.
CoMET, Collettivo di Musica Elettroacustica di Torino, nasce dall’incontro, per i corridoi del Conservatorio di Torino, di sei musicisti, dotati di storie e carriere differenziate: Giacomo Albert, Carlo Barbagallo, Francesco Bianchi, Amedeo Casella, Antonella Labozzetta e Alessandro Merlo. Una volta constatato l’interesse comune verso la sperimentazione, verso l’improvvisazione e verso le nuove tecnologie, hanno scelto di riunirsi in un collettivo, a struttura aperta, che gli permetta di mettere in pratica tali indirizzi. Il loro obiettivo è sperimentare con le tecnologie, sia analogiche, che digitali, in ambito sonoro, per cercare nuovi spazi di espressione comune in campi sempre diversi, dalle performance ai concerti, dalla net-art alle installazioni sonore.
a cura di CoMET
phlibero (associazione per la cultura dell’immagine e la fotografia) è lieta di accogliere le performance musicali e l’installazione audiovisiva di CoMET (Collettivo Musica Elettroacustica Torino). Le opere site specific di CoMET sono state elaborate come percorso di avvicinamento alla mostra fotografica di Davide Bellomi: trentacinque immagini in bianco e nero scattate su pellicola e stampate, dall’autore, su carta baritata con procedimento ai sali d’argento.
Il progetto fotografico Auschwitz – Birkenau - Immagini per ricordare nasce dalla partecipazione dell’autore all’iniziativa il Treno della Memoria organizzata dall’Associazione Terra del Fuoco, che ogni anno ricorda il dramma della deportazione nei campi di sterminio nazisti. L’intento del fotografo è trasmettere il senso di desolazione provato dall’autore, l’assurda serenità attuale di questo luogo con il silenzio dei suoi boschi di betulle e dei suoi prati sterminati, lo squallore delle camere a gas demolite con l’altrettanto misera certezza di cancellare le testimonianze dei sopravvissuti, il senso dell’assenza di tutti quelli che sono morti durante la prigionia ma di cui è possibile avvertire la presenza silenziosa entrando nelle baracche vuote, percorrendo le strade che si snodano lunghissime all’interno del campo, addentrandosi nei tratti di boscaglia spoglia e osservando le sagome degli alberi, mai così simili a scheletri come in questi luoghi.
Klänge aus der Vernichtung, “suoni dallo sterminio”, non intende riprodurre il panorama acustico dei campi di concentramento fotografati, ma si pone come riflessione musicale sulle aporie della società, sui paradossi e sulle contraddizioni intrinseche alla cultura occidentale che li hanno prodotti.
CoMET ha appositamente creato un percorso di avvicinamento alla mostra fotografica in tre passi: in un primo ambiente è presentata un’installazione audiovisiva permanente in cui frasi d’epoca, che rispecchiano la crisi della cultura e dell’uomo, vengono trasformate in tempo reale in suoni, attraverso un processo algoritmico automatizzato. Un ambiente concepito quale riflessione sulla cultura dell’epoca, sull’annichilimento dell’individuo e della sua dimensione umana attraverso processi culturali comuni e banali.
Gli spazi della mostra fotografica e quelli immediatamente adiacenti ospiteranno una seconda installazione, esclusivamente acustica: CoMET elaborerà qui una personale interpretazione sonora della visione di Davide Bellomi dei luoghi dello sterminio, che scaturisce dalle immagini esposte. Lo scopo di CoMET è amplificare e potenziare in maniera multisensoriale il senso, l’intuizione implicita nelle fotografie, la loro interpretazione dei luoghi dello sterminio: spazi vuoti, oggi placidi, carichi, però, di inumane memorie. Il suono creato dallo spettatore entrerà a far parte di questo gioco, in un equilibrio costante tra la presenza del fruitore e i luoghi evocati dalle immagini. Reificare l’assenza, renderla percepibile non attraverso la riproduzione dei suoni originali, bensì con l’allusione, la loro mancanza, in un movimento continuo sulla soglia tra suono e silenzio, presente e passato, presenza e assenza, interiorità e alterità. Infine, sempre nei medesimi spazi i compositori realizzeranno alcuni interventi performativi, stravolgendo i media per liberarli dalla loro funzione totalizzante, per riacquistare un rapporto non stereotipato con la dimensione sonora, metter in luce la musicalità della vita e della quotidianità sonora.
L’evento musicale si pone quale riflessione attraverso i suoni sui complessi processi culturali che hanno prodotto il ribaltamento di uno dei più alti momenti della cultura e della civiltà occidentali in abisso, macchina indefessa di morte e costrizione dell’umanità.
“Scrivere poesie dopo Auschwitz è una barbarie”: in questo modo Theodor Wiesengrund Adorno pose l’Olocausto al centro della coscienza e del rinnovamento della cultura europea. La medesima cultura “alta” che nel 1933 aveva teorizzato con Heidegger una “völliges Vernichtung”, un annientamento totale del nemico, che riecheggerà nella “Vernichtung der jüdischen Rasse”, la distruzione della razza giudaica nel celebre discorso che Hitler tenne al Reichstag al principio del 1939. Una cultura che, dopo Auschwitz, non avrebbe mai più potuto girare la testa dall’altra parte, per sollazzarsi, gaudente, con le arti, il piacevole, il bello, la decorazione, senza dubitare di se stessa e, spogliata di ogni certezza, rispecchiarsi nella complessità della condizione umana.
Vernichtung è una parola tedesca la cui radice è nicht, ossia “non”, la pura negazione, il processo di creazione del nulla, un concetto che indica nel contempo ciò che noi definiamo come distruzione, annichilimento e sterminio. Adorno ha adoperato la parola in molti ambiti, sia in riferimento alla barbarie culturale nazista, sia per indicare l’annientamento dell’individuo nella società massificata, anche grazie al potere dei mass media. L’annientamento della complessità, della ragione, dell’individuo e dell’uomo sono forme di barbarie culturale tra loro collegate.
CoMET, Collettivo di Musica Elettroacustica di Torino, nasce dall’incontro, per i corridoi del Conservatorio di Torino, di sei musicisti, dotati di storie e carriere differenziate: Giacomo Albert, Carlo Barbagallo, Francesco Bianchi, Amedeo Casella, Antonella Labozzetta e Alessandro Merlo. Una volta constatato l’interesse comune verso la sperimentazione, verso l’improvvisazione e verso le nuove tecnologie, hanno scelto di riunirsi in un collettivo, a struttura aperta, che gli permetta di mettere in pratica tali indirizzi. Il loro obiettivo è sperimentare con le tecnologie, sia analogiche, che digitali, in ambito sonoro, per cercare nuovi spazi di espressione comune in campi sempre diversi, dalle performance ai concerti, dalla net-art alle installazioni sonore.
AUSCHWITZ - BIRKENAU: IMMAGINI PER RICORDARE
da phlibero dal 25 febbraio al 9 marzo dal lunedì al venerdì dalle 16.00 alle 19.00
La mostra, allestita nello spazio espositivo di phlibero, è costituita da una selezione di immagini, esclusivamente in bianco e nero, ottenute da pellicola e stampate dall’autore stesso su carta baritata con il procedimento tradizionale ai sali d’argento.
Davide Bellomi ha realizzato le immagini in mostra nel corso dei viaggi del Treno della Memoria organizzato dall’Associazione Terra del Fuoco, un’iniziativa che ogni anno ricorda il dramma della deportazione di milioni di persone nei campi di sterminio nazisti facendo il viaggio in treno, oggi come allora, da Torino al campo di concentramento di Auschwitz, località simbolo conservata intatta dal 1945 ad oggi.
L’intento di questo progetto fotografico è trasmettere il senso di desolazione provato dall’autore, l’assurda serenità attuale di questo luogo con il silenzio dei suoi boschi di betulle e dei suoi prati sterminati, lo squallore delle camere a gas demolite con l’altrettanto squallida certezza di cancellare le testimonianze dei sopravvissuti, il senso dell’assenza di tutti quelli che sono morti durante la prigionia ma di cui è possibile avvertire la presenza silenziosa entrando nelle baracche vuote, percorrendo le strade che si snodano lunghissime all’interno del campo, addentrandosi nei tratti di boscaglia spoglia e osservando le sagome degli alberi, mai così simili a scheletri come qui.
“Per dare più contrasto alle immagini”, dice Davide Bellomi, “ho aumentato di alcuni minuti lo sviluppo della solita FP4 e ho usato anche, per alcuni scatti, una particolare pellicola ortocromatica che ha dato ottimi risultati, con una resa molto contrastata e drammatica soprattutto del cielo, in abbinamento ad un’ottica grandangolare spinta come il 20 mm che ha accentuato il senso di vastità e desolazione degli spazi”.
Ringraziamenti
Grazie a Terra del Fuoco per la disponibilità dimostrata e l’ospitalità offerta.
Davide Bellomi è tra i soci fondatori di phlibero, dove si occupa di tenere vivo l’interesse attorno al mondo della fotografia analogica, soprattutto quella in bianco/nero, attraverso i suoi corsi di fotografia analogica e di sviluppo e stampa in bianco/nero che si svolgono nella camera oscura dell’associazione; per conto di phlibero ha documentato fotograficamente alcune iniziative dell’associazione Terra del Fuoco di Torino come FLARE (a Bari e a Bruxelles) e il Treno della Memoria (ad Auschwitz e Birkenau), oltre alla marcia Perugia-Assisi e la giornata in memoria delle vittime delle mafie organizzata da Libera.
Dal 2005 al 2007 ha collaborato con l’Associazione Koiné di Torino come docente del corso di stampa in bianco e nero, seguendo le attività in camera oscura e partecipando alla vita dell’associazione. Nel 2004 ha partecipato ad uno stage nella Fondazione Italiana per la Fotografia di Torino, reparto segreteria organizzativa.
Dal 1997 al 2002 è stato fotografo della compagnia teatrale Anna Bolens di Torino, collaborando inoltre con l’agenzia fotografica Styling Photo specializzata in reportage di gare automobilistiche in Piemonte, Lombardia e Liguria.
Nel 1997 ha frequentato il master di fotografia di still-life della John Kaverdash School di Milano.
Nel 1994 entra nel mondo della fotografia frequentando il corso di uno studio torinese specializzato in fotografia d’arte in bianco/nero, diventando poi l’assistente principale del titolare durante i suoi servizi fotografici.
Mostre
2012 Diario da Auschwitz presso phlibero in concomitanza della mostra Echi da Auschwitz di Alessandro Lercara e Barbara Odetto
2011 Personale presso Res Nova a Torino
2007 Scatti in bianco e nero al Villaggio Olimpico e I mondiali di scherma di Torino 2006 organizzate da artèvision presso lo Ski Jumping di Pragelato per le Universiadi 2007
2006 Scatti in bianco e nero al Villaggio Olimpico presso lo spazio Ottobi a Torino all’interno della manifestazione culturale Plaza del Pueblo 2006
2005 Miraggi tra 20 e 300 mm presso artèvision a Torino all’interno della manifestazione culturale Plaza del Pueblo 2005.
La mostra, allestita nello spazio espositivo di phlibero, è costituita da una selezione di immagini, esclusivamente in bianco e nero, ottenute da pellicola e stampate dall’autore stesso su carta baritata con il procedimento tradizionale ai sali d’argento.
Davide Bellomi ha realizzato le immagini in mostra nel corso dei viaggi del Treno della Memoria organizzato dall’Associazione Terra del Fuoco, un’iniziativa che ogni anno ricorda il dramma della deportazione di milioni di persone nei campi di sterminio nazisti facendo il viaggio in treno, oggi come allora, da Torino al campo di concentramento di Auschwitz, località simbolo conservata intatta dal 1945 ad oggi.
L’intento di questo progetto fotografico è trasmettere il senso di desolazione provato dall’autore, l’assurda serenità attuale di questo luogo con il silenzio dei suoi boschi di betulle e dei suoi prati sterminati, lo squallore delle camere a gas demolite con l’altrettanto squallida certezza di cancellare le testimonianze dei sopravvissuti, il senso dell’assenza di tutti quelli che sono morti durante la prigionia ma di cui è possibile avvertire la presenza silenziosa entrando nelle baracche vuote, percorrendo le strade che si snodano lunghissime all’interno del campo, addentrandosi nei tratti di boscaglia spoglia e osservando le sagome degli alberi, mai così simili a scheletri come qui.
“Per dare più contrasto alle immagini”, dice Davide Bellomi, “ho aumentato di alcuni minuti lo sviluppo della solita FP4 e ho usato anche, per alcuni scatti, una particolare pellicola ortocromatica che ha dato ottimi risultati, con una resa molto contrastata e drammatica soprattutto del cielo, in abbinamento ad un’ottica grandangolare spinta come il 20 mm che ha accentuato il senso di vastità e desolazione degli spazi”.
Ringraziamenti
Grazie a Terra del Fuoco per la disponibilità dimostrata e l’ospitalità offerta.
Davide Bellomi è tra i soci fondatori di phlibero, dove si occupa di tenere vivo l’interesse attorno al mondo della fotografia analogica, soprattutto quella in bianco/nero, attraverso i suoi corsi di fotografia analogica e di sviluppo e stampa in bianco/nero che si svolgono nella camera oscura dell’associazione; per conto di phlibero ha documentato fotograficamente alcune iniziative dell’associazione Terra del Fuoco di Torino come FLARE (a Bari e a Bruxelles) e il Treno della Memoria (ad Auschwitz e Birkenau), oltre alla marcia Perugia-Assisi e la giornata in memoria delle vittime delle mafie organizzata da Libera.
Dal 2005 al 2007 ha collaborato con l’Associazione Koiné di Torino come docente del corso di stampa in bianco e nero, seguendo le attività in camera oscura e partecipando alla vita dell’associazione. Nel 2004 ha partecipato ad uno stage nella Fondazione Italiana per la Fotografia di Torino, reparto segreteria organizzativa.
Dal 1997 al 2002 è stato fotografo della compagnia teatrale Anna Bolens di Torino, collaborando inoltre con l’agenzia fotografica Styling Photo specializzata in reportage di gare automobilistiche in Piemonte, Lombardia e Liguria.
Nel 1997 ha frequentato il master di fotografia di still-life della John Kaverdash School di Milano.
Nel 1994 entra nel mondo della fotografia frequentando il corso di uno studio torinese specializzato in fotografia d’arte in bianco/nero, diventando poi l’assistente principale del titolare durante i suoi servizi fotografici.
Mostre
2012 Diario da Auschwitz presso phlibero in concomitanza della mostra Echi da Auschwitz di Alessandro Lercara e Barbara Odetto
2011 Personale presso Res Nova a Torino
2007 Scatti in bianco e nero al Villaggio Olimpico e I mondiali di scherma di Torino 2006 organizzate da artèvision presso lo Ski Jumping di Pragelato per le Universiadi 2007
2006 Scatti in bianco e nero al Villaggio Olimpico presso lo spazio Ottobi a Torino all’interno della manifestazione culturale Plaza del Pueblo 2006
2005 Miraggi tra 20 e 300 mm presso artèvision a Torino all’interno della manifestazione culturale Plaza del Pueblo 2005.