Echi da Auschwitz
viaggio nella memoria attraverso le immagini di Alessandro Lercara e Barbara Odetto
da phlibero dal 6 al 25 ottobre dal lunedì al venerdì dalle 16.00 alle 19.00
L’Associazione phlibero ha inaugurato la stagione espositiva con una mostra di fotografie di Alessandro Lercara e testi di Barbara Odetto. Nello spazio espositivo di phlibero si alterneranno per tutto l’anno accademico mostre personali di fotografi professionisti e collettive dei partecipanti ai corsi di fotografia dell’associazione.
Echi da Auschwitz, che approda a Torino dopo le quattro date nella Provincia di Cuneo, nasce dall’esperienza del fotografo Alessandro Lercara e della giornalista Barbara Odetto sul Treno della Memoria. Un Treno speciale, organizzato ogni anno dall’Associazione Terra del Fuoco, che da diverse regioni d’Italia porta migliaia di giovani in Polonia ripercorrendo simbolicamente i binari che portavano i prigionieri nei campi di lavoro o di sterminio.
Le fotografie di Alessandro Lercara, grazie anche all’uso di un tecnica particolare adottata già in altri lavori, catturano perfettamente la vastità degli spazi di Auschwitz-Birkenau e traducono senza retorica la realtà. Per sottolineare la potenza delle urla silenziose dei deportati ogni scatto è accompagnato da una breve frase di Barbara Odetto, un pensiero, talvolta sottointeso, talvolta sarcastico, che non appartiene ad un prigioniero in particolare, ma ad ognuno di loro.
In occasione dell’inaugurazione è stato presentato il workshop fotografico tenuto da Alessandro Lercara e Barbara Odetto sul Treno della Memoria 2013.
Ha accompagnato la mostra il lavoro fotografico, composto da immagini in B&N stampate a mano, di Davide Bellomi Diario da Auschwitz realizzato con l’intento di trasmettere il senso di desolazione provato dall’autore, l’assurda serenità attuale di questo luogo con il silenzio dei suoi boschi di betulle e dei suoi prati sterminati, lo squallore delle camere a gas demolite con l’altrettanto squallida certezza di cancellare le testimonianze dei sopravvissuti.
Echi da Auschwitz
“Ci sono viaggi latenti in ognuno di noi: esperienze che si vogliono vivere senza capire perché e senza sapere che cosa ci si possa aspettare. Uno di questi, per noi, era visitare i Campi di Concentramento e Sterminio di Auschwitz-Birkenau. Per questo, nel gennaio del 2011, abbiamo deciso di salire sul Treno della Memoria allestito dall’Associazione torinese Terra del Fuoco. Non sapevamo cosa avremmo visto e provato, ma tornati abbiamo capito che volevamo ricordare. Nasce così Echi da Auschwitz, una mostra itinerante che approda a Torino dopo quattro date nella Provincia di Cuneo".
Barbara Odetto & Alessandro Lercara
Due concetti fondamentali distinguono gli scatti fotografici: il movimento e l’eco. Le immagini puntano sul dualismo tra mosso e statico per rappresentare il tempo. Un tempo che si è fermato brutalmente per i deportati del Campo di Concentramento e Sterminio di Auschwitz-Birkenau, ma anche un tempo che scorre inesorabile, fugge via, e spesso cancella i ricordi. Il gioco di movimento e staticità reso negli scatti è quindi una traduzione visiva di un concetto molto più profondo: chi oggi entra nei Campi di sterminio rivive un passato che è ancora vivo, presente, attuale in tutta la sua forza. La storia, il tempo appunto, tende a cancellare e a rimuovere il ricordo, ma chi visita Auschwitz-Birkenau capisce immediatamente che il passato è ancora presente e urla nel vuoto e nel silenzio di questi luoghi.
L’eco, intesa come grido che si propaga nello spazio e nel tempo, è l’altro concetto tradotto in immagine. Nuovamente, il gioco tra fermo e mosso rappresenta l’eco che risuona nella vastità dl nulla. Perché Auschwitz, ma soprattutto Birkenau, sorgono in un nulla che per molti ha rappresentato tutto. Per sottolineare la potenza delle urla silenziose dei deportati ogni scatto è accompagnato da una breve frase: un pensiero, talvolta sottointeso, talvolta sarcastico, che non appartiene ad un prigioniero in particolare, ma ad ognuno di loro. Perché di fronte all’orrore, al dolore, all’annientamento le donne, gli uomini, i bambini, i ricchi, i ladri, i poveri, gli Ebrei così come i Rom di Auschwitz-Birkenau hanno sicuramente pensato o sussurrato quelle parole.
Nelle fotografie le persone non sono protagoniste. La loro presenza è evanescente: si avverte, si intravede solo in alcuni scatti, quasi bisogna cercarla. Il loro compito è ricordare, essere eco di una memoria e di un tempo che tendono a svanire, ma non devono.
Gli scatti
Le opere hanno un “formato panoramico” (cm. 120x35). Al centro di ogni foto vi è un elemento statico che viene enfatizzato dalle immagini ai lati; queste si ripetono e si sovrappongono per creare l’idea del movimento, del tempo che scorre e dell’eco dei ricordi. Un tecnica particolare adottata da Alessandro Lercara già in altri lavori e che cattura perfettamente la vastità degli spazi di Auschwitz-Birkenau e traduce senza retorica la realtà.
Il concept
Tanto le fotografie quanto i testi di Barbara Odetto vogliono testimoniare in modo creativo una realtà passata, ma ancora viva nella memoria collettiva. Lontano dall’essere una denuncia politica o razziale, la mostra è un momento di riflessione personale di ogni visitatore. Le immagini e le frasi si prestano a molte interpretazioni, legate alla sensibilità e al vissuto di ognuno e vogliono essere uno spunto per riflettere su quanto è accaduto e su quanto potrebbe ancora succedere. L’obiettivo è mantenere vivo il ricordo di un passato relativamente recente, ma che purtroppo sta svanendo perché i suoi testimoni stanno scomparendo.
Proprio per questo ognuno di noi deve essere eco e propagare il ricordo, alimentando l’informazione.
Alessandro Lercara
Diplomato in fotografia, già durante i primi anni di scuola affianca come assistente fotografi di moda e industriali. Finiti gli studi viene assunto dall'agenzia fotografica LaPresse, grazie alla quale matura professionalmente toccando diversi campi della fotografia: fotogiornalistica, sportiva, industriale...
Segue aziende leader nel settore e pubblica su riviste e quotidiani nazionali che lo portano, nel 2001, a conseguire la tessera da giornalista. Nel 2005 comincia a lavorare come freelance e prosegue il suo percorso professionale collaborando con importanti agenzie del territorio e prestigiose aziende nazionali.
Insegnante di fotografia per diverse associazioni, porta avanti anche ricerche artistiche personali.
Barbara Odetto
Giornalista freelance, collabora per quasi tutti i magazine torinesi e per alcune riviste nazionali e si occupa di moda, lusso, lifestyle, beauty, musica e arte. Ghostwriter, scrive libri su commissione. I clienti sono case editrici, aziende, enti, associazioni e personaggi pubblici. Gestisce un ufficio stampa specializzato nelle startup aziendali e nella cura dell’immagine di artisti e creativi. Segue aziende e associazioni nazionali e spazia dal restauro al design, dalla moda al beauty. È infine titolare di un’agenzia di pubblicità che vanta clienti in diversi settori per i quali segue la comunicazione e l’immagine a 360 gradi.
Ringraziamenti
Come dimenticare chi ha saputo scaldare i gelidi binari di Birkenau con un semplice "Io ti ricordo..." rendendo questa esperienza indimenticabile.
Grazie a Terra del Fuoco e a chi è salito con noi sul Treno della Memoria.
Grazie a chi in questi mesi ci ha aiutato a concretizzare un’idea.
Grazie all'Associazione Mai tardi-Amici di Nuto e alla Fondazione Nuto Revelli onlus che, con il finanziamento dei Comuni di Borgo San Dalmazzo, Cuneo, Fossano e Saluzzo hanno permesso la stampa delle opere.
L’Associazione phlibero ha inaugurato la stagione espositiva con una mostra di fotografie di Alessandro Lercara e testi di Barbara Odetto. Nello spazio espositivo di phlibero si alterneranno per tutto l’anno accademico mostre personali di fotografi professionisti e collettive dei partecipanti ai corsi di fotografia dell’associazione.
Echi da Auschwitz, che approda a Torino dopo le quattro date nella Provincia di Cuneo, nasce dall’esperienza del fotografo Alessandro Lercara e della giornalista Barbara Odetto sul Treno della Memoria. Un Treno speciale, organizzato ogni anno dall’Associazione Terra del Fuoco, che da diverse regioni d’Italia porta migliaia di giovani in Polonia ripercorrendo simbolicamente i binari che portavano i prigionieri nei campi di lavoro o di sterminio.
Le fotografie di Alessandro Lercara, grazie anche all’uso di un tecnica particolare adottata già in altri lavori, catturano perfettamente la vastità degli spazi di Auschwitz-Birkenau e traducono senza retorica la realtà. Per sottolineare la potenza delle urla silenziose dei deportati ogni scatto è accompagnato da una breve frase di Barbara Odetto, un pensiero, talvolta sottointeso, talvolta sarcastico, che non appartiene ad un prigioniero in particolare, ma ad ognuno di loro.
In occasione dell’inaugurazione è stato presentato il workshop fotografico tenuto da Alessandro Lercara e Barbara Odetto sul Treno della Memoria 2013.
Ha accompagnato la mostra il lavoro fotografico, composto da immagini in B&N stampate a mano, di Davide Bellomi Diario da Auschwitz realizzato con l’intento di trasmettere il senso di desolazione provato dall’autore, l’assurda serenità attuale di questo luogo con il silenzio dei suoi boschi di betulle e dei suoi prati sterminati, lo squallore delle camere a gas demolite con l’altrettanto squallida certezza di cancellare le testimonianze dei sopravvissuti.
Echi da Auschwitz
“Ci sono viaggi latenti in ognuno di noi: esperienze che si vogliono vivere senza capire perché e senza sapere che cosa ci si possa aspettare. Uno di questi, per noi, era visitare i Campi di Concentramento e Sterminio di Auschwitz-Birkenau. Per questo, nel gennaio del 2011, abbiamo deciso di salire sul Treno della Memoria allestito dall’Associazione torinese Terra del Fuoco. Non sapevamo cosa avremmo visto e provato, ma tornati abbiamo capito che volevamo ricordare. Nasce così Echi da Auschwitz, una mostra itinerante che approda a Torino dopo quattro date nella Provincia di Cuneo".
Barbara Odetto & Alessandro Lercara
Due concetti fondamentali distinguono gli scatti fotografici: il movimento e l’eco. Le immagini puntano sul dualismo tra mosso e statico per rappresentare il tempo. Un tempo che si è fermato brutalmente per i deportati del Campo di Concentramento e Sterminio di Auschwitz-Birkenau, ma anche un tempo che scorre inesorabile, fugge via, e spesso cancella i ricordi. Il gioco di movimento e staticità reso negli scatti è quindi una traduzione visiva di un concetto molto più profondo: chi oggi entra nei Campi di sterminio rivive un passato che è ancora vivo, presente, attuale in tutta la sua forza. La storia, il tempo appunto, tende a cancellare e a rimuovere il ricordo, ma chi visita Auschwitz-Birkenau capisce immediatamente che il passato è ancora presente e urla nel vuoto e nel silenzio di questi luoghi.
L’eco, intesa come grido che si propaga nello spazio e nel tempo, è l’altro concetto tradotto in immagine. Nuovamente, il gioco tra fermo e mosso rappresenta l’eco che risuona nella vastità dl nulla. Perché Auschwitz, ma soprattutto Birkenau, sorgono in un nulla che per molti ha rappresentato tutto. Per sottolineare la potenza delle urla silenziose dei deportati ogni scatto è accompagnato da una breve frase: un pensiero, talvolta sottointeso, talvolta sarcastico, che non appartiene ad un prigioniero in particolare, ma ad ognuno di loro. Perché di fronte all’orrore, al dolore, all’annientamento le donne, gli uomini, i bambini, i ricchi, i ladri, i poveri, gli Ebrei così come i Rom di Auschwitz-Birkenau hanno sicuramente pensato o sussurrato quelle parole.
Nelle fotografie le persone non sono protagoniste. La loro presenza è evanescente: si avverte, si intravede solo in alcuni scatti, quasi bisogna cercarla. Il loro compito è ricordare, essere eco di una memoria e di un tempo che tendono a svanire, ma non devono.
Gli scatti
Le opere hanno un “formato panoramico” (cm. 120x35). Al centro di ogni foto vi è un elemento statico che viene enfatizzato dalle immagini ai lati; queste si ripetono e si sovrappongono per creare l’idea del movimento, del tempo che scorre e dell’eco dei ricordi. Un tecnica particolare adottata da Alessandro Lercara già in altri lavori e che cattura perfettamente la vastità degli spazi di Auschwitz-Birkenau e traduce senza retorica la realtà.
Il concept
Tanto le fotografie quanto i testi di Barbara Odetto vogliono testimoniare in modo creativo una realtà passata, ma ancora viva nella memoria collettiva. Lontano dall’essere una denuncia politica o razziale, la mostra è un momento di riflessione personale di ogni visitatore. Le immagini e le frasi si prestano a molte interpretazioni, legate alla sensibilità e al vissuto di ognuno e vogliono essere uno spunto per riflettere su quanto è accaduto e su quanto potrebbe ancora succedere. L’obiettivo è mantenere vivo il ricordo di un passato relativamente recente, ma che purtroppo sta svanendo perché i suoi testimoni stanno scomparendo.
Proprio per questo ognuno di noi deve essere eco e propagare il ricordo, alimentando l’informazione.
Alessandro Lercara
Diplomato in fotografia, già durante i primi anni di scuola affianca come assistente fotografi di moda e industriali. Finiti gli studi viene assunto dall'agenzia fotografica LaPresse, grazie alla quale matura professionalmente toccando diversi campi della fotografia: fotogiornalistica, sportiva, industriale...
Segue aziende leader nel settore e pubblica su riviste e quotidiani nazionali che lo portano, nel 2001, a conseguire la tessera da giornalista. Nel 2005 comincia a lavorare come freelance e prosegue il suo percorso professionale collaborando con importanti agenzie del territorio e prestigiose aziende nazionali.
Insegnante di fotografia per diverse associazioni, porta avanti anche ricerche artistiche personali.
Barbara Odetto
Giornalista freelance, collabora per quasi tutti i magazine torinesi e per alcune riviste nazionali e si occupa di moda, lusso, lifestyle, beauty, musica e arte. Ghostwriter, scrive libri su commissione. I clienti sono case editrici, aziende, enti, associazioni e personaggi pubblici. Gestisce un ufficio stampa specializzato nelle startup aziendali e nella cura dell’immagine di artisti e creativi. Segue aziende e associazioni nazionali e spazia dal restauro al design, dalla moda al beauty. È infine titolare di un’agenzia di pubblicità che vanta clienti in diversi settori per i quali segue la comunicazione e l’immagine a 360 gradi.
Ringraziamenti
Come dimenticare chi ha saputo scaldare i gelidi binari di Birkenau con un semplice "Io ti ricordo..." rendendo questa esperienza indimenticabile.
Grazie a Terra del Fuoco e a chi è salito con noi sul Treno della Memoria.
Grazie a chi in questi mesi ci ha aiutato a concretizzare un’idea.
Grazie all'Associazione Mai tardi-Amici di Nuto e alla Fondazione Nuto Revelli onlus che, con il finanziamento dei Comuni di Borgo San Dalmazzo, Cuneo, Fossano e Saluzzo hanno permesso la stampa delle opere.