IN & OUT - fotografie di Candido Baldacchino
Inaugurazione venerdì 8 novembre dalle 18.30 alle 21.00
Candido Baldacchino si presenta con una nuova "estrema" produzione.
L’abbiamo conosciuto attraverso le sue originali prime sperimentazioni fotografiche fatte con “Holga”, la sua fedele “compagna” con cui ha ritratto e rivelato un mondo di sensazioni soffuse espresse in morbidi bianchi e neri. Poi è seguita una coinvolgente fase in cui l’artista ha introdotto note di colore a vivacizzare la sua delicata “penna fotografica”, sempre attento a riprendere le varie manifestazioni della più profonda intimità della condizione umana, in cui ciascuno di noi si può ritrovare. Ancora una volta toni morbidi, contorni sfumati proseguendo così il suo percorso verso una rarefazione dell’immagine fotografica, quasi una non-foto rispetto alla sua origine prettamente documentativa.
Dunque ci saremmo aspettati di ritrovarlo con un ulteriore approfondimento di questa intima quiete di empatia espressiva con i soggetti ritratti, invece, Candido ci sorprende e, pur fedele alla sua ricerca linguistico-fotografica che lo porta ai limiti estremi nell’ annullare la possibilità di un riconoscimento di una specifica situazione dell’immagine, ci colpisce con folgoranti lampi di luce che squarciano neri compatti, per lasciar intravedere fugaci frammenti di realtà: più o meno antichi paesaggi di architetture, visi o addirittura teschi.
Foto che “urlano” nella loro quasi inquietante potenza espressiva: solitudine, sofferenza, forse anche rabbia, sentimenti forti e profondi, ma ancora una volta su tutto ciò domina la delicata sintonia emotiva del nostro autore che, tornato al bianco e nero, usa sapientemente l’ampia gradazione dei grigi per “dipingere” tali sofferenti realtà.
E dunque l’immagine che ne risulta è paradossalmente “accogliente”, perchè i soggetti sono lievemente sfocati, morbidi, ombre senza tempo.
L’autore vibra all’unisono con l’umanità circostante e pertanto vivendo in una fase storica politico-economica e sociale intrisa di guerre e drammaticamente difficile su scala mondiale, Candido pare usare la sua lama di luce come una spada per spezzare queste ombre profonde che rischiano di chiudere e soffocare doloranti realtà quotidiane.
Allora una sorta di luce purificatrice?, una possibilità di riscatto da tanta sofferenza?
In & Out, fuori e dentro tra luce ed ombra, metafora di due dimensioni, l’una più spirituale e l’altra più concreta e strutturale, il bene e il male in eterno conflitto?
Candido non dà risposte ma sicuramente in alcuni volti, soprattutto in uno, non possiamo non riconoscere la stessa angoscia che ci aggrediva nell’ “Urlo” di Munch, laceranti grida verso una realtà di cui non si riescono a trovare delle coordinate.
L’artista ci scuote, dunque, ci interroga, forse ci chiede di non avere timore di aprirci alla sofferenza, almeno per un momento. Non per subirla, ma per riconoscerla e, vistala, essere in grado di essere uomini e donne del nostro “tempo”, consapevoli e responsabili nei confronti della vita, capaci di fare ciascuno di noi la propria parte affinché le luci possano brillare danzando attraverso inevitabili neri profondi. Paola Emanuel
Per info: phlibero a.p.s. - info@phlibero - www.phlibero.it - tel. 011 19505351
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Candido Baldacchino è nato nel 1956, e vive a Torino. Ha all’attivo numerose mostre fotografiche. Portfolio di sue fotografie sono stati pubblicati da Gente di Fotografia, Photo Italia, Reponses Photo, Reflex, Fotoit, Fotografare. Dopo anni di irreprensibile carriera fotografica, le sue foto più recenti sono state prodotte con un cellulare Panasonic GD87 e con una Holga 120S (di colore rosso).
Inaugurazione venerdì 8 novembre dalle 18.30 alle 21.00
Candido Baldacchino si presenta con una nuova "estrema" produzione.
L’abbiamo conosciuto attraverso le sue originali prime sperimentazioni fotografiche fatte con “Holga”, la sua fedele “compagna” con cui ha ritratto e rivelato un mondo di sensazioni soffuse espresse in morbidi bianchi e neri. Poi è seguita una coinvolgente fase in cui l’artista ha introdotto note di colore a vivacizzare la sua delicata “penna fotografica”, sempre attento a riprendere le varie manifestazioni della più profonda intimità della condizione umana, in cui ciascuno di noi si può ritrovare. Ancora una volta toni morbidi, contorni sfumati proseguendo così il suo percorso verso una rarefazione dell’immagine fotografica, quasi una non-foto rispetto alla sua origine prettamente documentativa.
Dunque ci saremmo aspettati di ritrovarlo con un ulteriore approfondimento di questa intima quiete di empatia espressiva con i soggetti ritratti, invece, Candido ci sorprende e, pur fedele alla sua ricerca linguistico-fotografica che lo porta ai limiti estremi nell’ annullare la possibilità di un riconoscimento di una specifica situazione dell’immagine, ci colpisce con folgoranti lampi di luce che squarciano neri compatti, per lasciar intravedere fugaci frammenti di realtà: più o meno antichi paesaggi di architetture, visi o addirittura teschi.
Foto che “urlano” nella loro quasi inquietante potenza espressiva: solitudine, sofferenza, forse anche rabbia, sentimenti forti e profondi, ma ancora una volta su tutto ciò domina la delicata sintonia emotiva del nostro autore che, tornato al bianco e nero, usa sapientemente l’ampia gradazione dei grigi per “dipingere” tali sofferenti realtà.
E dunque l’immagine che ne risulta è paradossalmente “accogliente”, perchè i soggetti sono lievemente sfocati, morbidi, ombre senza tempo.
L’autore vibra all’unisono con l’umanità circostante e pertanto vivendo in una fase storica politico-economica e sociale intrisa di guerre e drammaticamente difficile su scala mondiale, Candido pare usare la sua lama di luce come una spada per spezzare queste ombre profonde che rischiano di chiudere e soffocare doloranti realtà quotidiane.
Allora una sorta di luce purificatrice?, una possibilità di riscatto da tanta sofferenza?
In & Out, fuori e dentro tra luce ed ombra, metafora di due dimensioni, l’una più spirituale e l’altra più concreta e strutturale, il bene e il male in eterno conflitto?
Candido non dà risposte ma sicuramente in alcuni volti, soprattutto in uno, non possiamo non riconoscere la stessa angoscia che ci aggrediva nell’ “Urlo” di Munch, laceranti grida verso una realtà di cui non si riescono a trovare delle coordinate.
L’artista ci scuote, dunque, ci interroga, forse ci chiede di non avere timore di aprirci alla sofferenza, almeno per un momento. Non per subirla, ma per riconoscerla e, vistala, essere in grado di essere uomini e donne del nostro “tempo”, consapevoli e responsabili nei confronti della vita, capaci di fare ciascuno di noi la propria parte affinché le luci possano brillare danzando attraverso inevitabili neri profondi. Paola Emanuel
Per info: phlibero a.p.s. - info@phlibero - www.phlibero.it - tel. 011 19505351
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Candido Baldacchino è nato nel 1956, e vive a Torino. Ha all’attivo numerose mostre fotografiche. Portfolio di sue fotografie sono stati pubblicati da Gente di Fotografia, Photo Italia, Reponses Photo, Reflex, Fotoit, Fotografare. Dopo anni di irreprensibile carriera fotografica, le sue foto più recenti sono state prodotte con un cellulare Panasonic GD87 e con una Holga 120S (di colore rosso).